Irene in Italia – Italian certified Neuro Language Coach® and Wine tour guide

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Imparare è possibile anche con un cervello che dimentica tutto

Ecco come il Neurolanguage coaching® mi ha aiutato a trovare la chiave d’accesso alla memoria di Jane, che dopo ogni lezione dimenticava tutto.

Una delle cose che mi piace moltissimo nel mio rapporto con le persone che studiano italiano con me, è trovare la giusta sintonia. Proprio come si faceva con le vecchie radio. Sintonizzarsi sulla stessa frequenza non è spesso un processo immediato. Richiede tempo, ascolto e fiducia.
Aiutare le persone a capire qual è la strada più efficace per imparare l’italiano e per parlarlo è un viaggio per cui partiamo insieme. E facciamo delle scoperte meravigliose.


Quello che è accaduto con Jane (nome di fantasia) ne è un esempio.
Ha iniziato a studiare con me quando ero solo una tutor di italiano e lavoravo con il metodo che conoscevo, ero un’insegnante empatica ma tradizionale. Da quando ho iniziato la transizione per diventare Neurolanguage Coach® la mia disposizione e il mio metodo stanno cambiando con risultati molto più efficaci, visibili e rapidi.
La sintonia tra me e i miei clienti è fondamentale se pensiamo che ogni cervello è unico e trovare la chiave che permette l’accesso alla conoscenza e alla memoria richiede un lavoro molto attento.


Ma torniamo a Jane.
Lei faceva molta difficoltà a memorizzare la grammatica. Nonostante fosse contenta delle mie spiegazioni e sembrasse capire le regole su cui lavoravamo, appena terminava la nostra lezione le aveva completamente dimenticate. Cancellate.
Non mi sono mai arresa, e nemmeno lei. La costanza e la perseveranza ci hanno portato a provare mille modi per imparare la grammatica o ricordare nuovi vocaboli.
Da quando ho iniziato ad applicare la conoscenza delle neuro scienze per l’apprendimento e il coaching finalmente qualcosa è cambiato.


Jane aveva un’abitudine che le impediva di ricordare qualsiasi nuova informazione un minuto dopo la fine della lezione. Al termine del nostro lavoro, anche dopo averle riconosciuto i successi che aveva raggiunto, Jane concludeva con questa frase: “Ok, ho capito ma tra due minuti il mio cervello dimenticherà tutto“. E il suo cervello le ubbidiva.
Ogni volta che le sentivo pronunciare quella frase sentivo sbriciolarsi tutto il lavoro fatto. Non sapevo come aiutarla. Mi sono trovata spesso a dirle: “Ti prego, Jane, non dire questa cosa, perché il tuo cervello ti ascolta e farà quello che gli dici“. Ma non funzionava.

Finché un giorno ho capito che dirle cosa non doveva fare non avrebbe mai funzionato. Il nostro cervello infatti non ammette le formule negative (se ti dico di non pensare ad un elefante, riesci a farlo?).
Ho dunque usato il metodo del coaching per portarla dove aveva bisogno. Le ho chiesto cosa avrebbe potuto dire al suo cervello, alla fine della sessione, per supportarlo nell’apprendimento. Lei ci ha pensato su e mi ha detto: “Il mio cervello ama gli schemi, non le irregolarità, io so che devo trovare una logica in quello che studio“. Sbam!
Io sapevo che Jane è un’artista. Lavora con le immagini che lei stessa crea. Ma ha un modo tutto suo nel disegnare. Costruisce dei modelli che hanno una logica. Spesso crea lei stessa delle regole che danno al disegno una struttura ripetibile. Qualche volta inserisce dei codici segreti, che nella sua testa hanno un ordine perfetto. Usa forme, numeri, colori, per creare un messaggio. Ma solo chi conosce la regola che sta dietro a quel disegno può risolvere il mistero e comprendere il messaggio.
Sapevo quale fosse il suo lavoro ma da insegnante tradizionale non avevo mai realizzato quanto questo potesse dirmi sul suo cervello e su come poterla aiutare ad imparare l’italiano.
Il cervello di Jane sembra davvero quello dei geni matematici come nel film “A Beautiful Mind” o dei protagonisti di thriller psicologici dove la soluzione si nasconde dietro un codice, come la sequenza di Fibonacci nel “Codice Da Vinci“.
Ha un suo funzionamento ben preciso. Meraviglioso e affascinante.


In questa perfezione tuttavia non c’è posto per le eccezioni. Un cervello che ragiona con una logica perfetta non ammette irregolarità. È per questo che quando Jane impara una regola va tutto bene, ma non appena introduce un’informazione che non entra in quello schema, va in tilt.
Qual è la soluzione? Per aiutare i suo cervello a ricordare proverà a disegnare schemi logici con l’italiano, usando quello che fa nel suo lavoro anche per memorizzare le eccezioni grammaticali. Cercherà il posto adatto nello schema mentale per ogni irregolarità, dandole un significato. Questo procedimento le è molto familiare ed è la chiave che le permetterà di aprire la porta a qualsiasi tipo di nuova conoscenza e registrarla nella sua memoria.


Sono entusiasta di questa scoperta e per questo ho deciso di condividerla.
Quando ho iniziato ad insegnare l’italiano come lingua straniera pensavo che il mio compito fosse solo quello di aiutare le persone a parlare italiano. Oggi mi rendo conto che c’è molto di più. Imparare una lingua è un viaggio ricco di sorprese e miracoli che ci aiutano a conoscere meglio noi stessi e a trovare il modo per rendere la nostra vita migliore.


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